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primi anni 30 |
Irsina è posta su di un altipiano quasi
pianeggiante, dove si allunga per oltre un chilometro su di una strada che
porta al cimitero verso sud ed allo scalo ferroviario verso nord. È circondata
da un agro più o meno fertile di circa 26 mila ettari di terreno, di cui
qualche migliaio demaniale e boschivo, nelle contrade Difese e Verrutoli.
Nella contrada Difese, a sud-est dell’abitato, vi è
una zona detta dei tre confini, perché vi si
incontrano i limiti territoriali di Matera, Grassano e Grottole. Verso est il
territorio di Irsina confina con Gravina di Puglia e poi, girando tutt’intorno
da nord ad occidente e a mezzogiorno, incontra i territori di Genzano e Oppido
di Lucania, Tolve e Tricarico. La statale di Bari bivio di Tricarico - Potenza
taglia la lunga strada di Irsina quasi nel punto in cui il paese nuovo si
attacca a quello vecchio.
La parte vecchia finisce con la porta di Sant’Eufemia
e comprende i quartieri più popolosi e più malandati dell’abitato, con casette
in genere basse, vecchie, decrepite che si sovrappongono e si raggruppano le
une alle altre quasi a volersi, nella loro debolezza, sostenere
vicendevolmente.
Dalla stretta porta di Sant’Eufemia, che nel breve
suo corridoio ospita l’Ufficio postale e vede affacciarsi una delle porte di
accesso alla filiale del Banco di Napoli, si entra nel largo Garibaldi, in
mezzo al Castello nella denominazione paesana, e Piazza del Popolo
dell’epoca prefascista, in cui sono, a fronte, la rappresentanza dell’antico e
del moderno quasi a sfida. Il palazzo Ducale
dei Nugent, infatti, nella sua superbia,
sembra dire, all’edificio scolastico prospiciente, sorto al posto del convento
di Santa Chiara, che lo vedrà morto malgrado sia stato inaugurato soltanto nel
1937, anno XVI E.F. Ma intanto è stato costretto, sin dal 1944, ad accogliere
nel suo seno la sezione del Partito Comunista Italiano e ciò gli toglie molta
della sua sicurezza. Raccontavano i nonni che il detto t'agghia fe com a n’or d nott,
che esprime minaccia di mortale bastonatura, trova la sua origine nella
circostanza che anticamente l’immenso spiazzo antistante il castello era, dopo
il tramonto, a un’ora di notte, buio e frequentato solo da gente di
malaffare; chi, per sua mala ventura vi si trovasse a transitare in ore
notturne non invitato e non desiderato da quella gente, correva il serio
rischio di passare un brutto quarto d’ora e si narra di diversi omicidi
avvenuti così.
Tratto dal libro di
Michelino Dilillo
Michelino Dilillo
IRSINA
credenze, usanze, tradizioni montepelosane
Il testo risale al 1965.
La sede del Banco di Napoli era ubicata nei locali dove oggi corre il ristorante Ducale il quale occupa anche il locale accanto che all'epoca ospitava l'emporio edicola libreria di Giuseppe Castellaneta.
A seguire c'era la saracinesca dell'Ufficio postale; accanto alla porta sono ancora visibili le tracce delle tre feritoie di diverse dimensioni, con sportellini oscillanti di lamella metallica, nelle quali era possibile "imbucare" la corrispondenza.
In fondo alla viuzza, subito vicino la Porta di S Eufemia, correva una Tabaccheria sulla cui porta era rimasto affisso l'avviso sul lamina metallica "Qui si vende il chinino di Stato", primario e anche unico presidio sanitario contro la malaria che a partire dal 1895 venne distribuito capillarmente in tutta Italia nella rete delle tabaccherie assieme ai generi di Monopolio per arginare la elevata diffusione della malattia.
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