Si fa risalire
ai coloni della Magna Grecia l’essersi spinti all’interno di questa terra di
boschi (Lucania vuol dire terra di boschi) fino a fondare un villaggio se non
proprio nel posto dove sorge ora Irsina, almeno nelle immediate vicinanze. Un
intero quartiere del paese è dedicato a quei primi fondatori: una via, un largo
e fino a qualche tempo fa vi era anche un Arco dei Greci. Questo crollò in
seguito a frane e si portò dietro nella caduta parecchie case ultracentenarie.
Anche una contrada di campagna è consacrata ai Greci e immediatamente fuori del
paese, dalla parte del quartiere dei Greci, Janora afferma che ci fosse una
chiesa della Madonna dello Juso, la cui statua, che ora è conservata in
cattedrale, pare rappresentasse a quei tempi antichissimi, una dea pagana.
Sembra
quindi che il nucleo originario di Irsina debba risalire a tempi avanti Cristo,
ma i primi documenti sicuri risalgono a qualche decennio prima dell’anno Mille,
allorché (988) Montepeloso venne distrutta dai Saraceni. Nel 1010 i cognati
Melo e Dato da Bari capeggiarono una rivolta contro il governo dei Bizantini
con cui si scontrarono a Montepeloso, sull'altipiano che immediatamente segue
l’attuale chiesa di Sant'Agostino.
Nel
Medioevo la vita del piccolo Montepeloso non deve essere stata molto tranquilla
se resti di unitissime mura si possono ancora vedere oggi, se tre porte
(Portarenacea, Porticella e Sant’Eufemia) e un capace fossato ne sbarravano
l’accesso e se si notano i segni della presenza, oltre che dei Bizantini, anche
dei Saraceni e dei Normanni. Pare, anzi che nel 1133 tutta la popolazione fino
ai vecchi e ai neonati, sia stata passata a fil di spada da Ruggiero II il
Normanno, inferocito per la lunga e fiera resistenza oppostagli dalla
cittadella, come ben descrive Don Peppino Arpaia nei suoim appunti di storia montepelosana.
Del resto,
un museo cittadino allestito dallo stesso Janora, raccoglie cimeli di ogni età,
dalle epoche primitive alle più recenti.
Tratto dal libro di
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