Dopo la
Riforma agraria vi furono a Irsina diversi anni di relativo benessere non solo
per i contadini ma per quasi tutta la cittadinanza. Muratori, falegnami,
ferraioli lavorarono a più non posso, i negozianti di stoffe e i sarti videro
accrescere i loro guadagni. Poi quell’ondata di benessere sembrò calare. Un
contadino una volta paragonava l’Ente Riforma a un aereo con un grosso buco da
cui perdeva la benzina a fiotti: sarebbe andato avanti finché avesse potuto. La
benzina, nel discorso di quel contadino, rappresentava le ingenti somme di
denaro sparse a piene mani dall’Ente su Irsina. Finita quella benzina, i braccianti
e i piccoli contadini e gli assegnatari e gli edili che avevano avuto un certo
respiro per i lavori commissionati dall’Ente Riforma, ricominciarono ad
agitarsi, ricordando gli imponenti scioperi del dopoguerra, le grandi
occupazioni di terre dal 1947 al 1949 che avevano dato alla cittadinanza
irsinese un alone di turbolenza. Infatti in quegli anni
le agitazioni sociali furono molte intense. Spesso ci fu a Irsina quasi lo
stato d’assedio e pattuglie di Polizia e Carabinieri, in assetto di guerra presidiavano
il paese con autoblindo.
Ma già
qualche anno prima la vivacità degli Irsinesi si era manifestata anche con
gravi fatti. Quando i Tedeschi abbandonarono Irsina, il 22 settembre 1943 la
popolazione, esacerbata dagli abusi di fascisti locali e specialmente
sentendosi finalmente libera dall’incubo di una settimana di occupazione
nazista, incominciò a manifestare per le strade e si inasprì fino al punto da
massacrare un pover’uomo che era stato sino a quel giorno segretario comunale. Fortunosamente
scampò invece al linciaggio della folla un altro individuo che pare avesse
avuto davvero continui e poco chiari rapporti con i Nazisti.
La
situazione economica e sociale di Irsina deve far comprendere appieno quella
famosa turbolenza attribuita al popolo irsinese.
Come in
diversi altri luoghi della Basilicata, nel 1949 esisteva a Irsina una larghissima
schiera di braccianti agricoli in condizioni precarie vicine alla fame e un
ristretto gruppo di proprietari terrieri che possedevano vastissimi latifondi
che a volte neppure coltivavano appieno. Di qui le agitazioni e gli scioperi
per il lavoro e per la terra e di qui l’affluenza della popolazione nei partiti
di sinistra e in particolare nel PCI.
Veramente
Irsina ha una lunga tradizione socialista: già intorno al 1885 a Montepeloso
esisteva una Società di Mutuo Soccorso di impostazione socialista e dal 1911 la
amministrazione comunale fu tenuta dai rossi e fu lasciata nel 1923 solo in
seguito alle violenze fasciste e al bando, dai fascisti decretato,
contro eminenti concittadini come il maestro Vincenzo
Torrio e l’avvocato Di Mase.
Con la
Riforma Agraria furono scorporate e assegnate a braccianti agricoli le
vastissime tenute della contessina Nugent a Notargiacomo, a San
Giovanni, a Monteverdese; le zone di Taccone e di Piana Cardone, i
terreni fertilissimi della valle del Bradano. Zone intere che prima erano
abbandonate al pascolo o isterilite in monotone colture estensive furono
spezzettate a dar lavoro e sostentamento a diverse centinaia di famiglie sottratte
così alla miseria nera e alla fame.
Verso le
Difese, nella zona Matinelle è sorto il Villaggio Difese, meglio conosciuto
come Santa Maria d’Irsi, anche se non ha nulla a che fare col
monte Irsi. Il Borgo dovrebbe dare la terra e la casa a centinaia di famiglie
contadine in molti poderi dotati di abitazione e di stalla. Nel Borgo sono
sorti numerosi edifici, dalla scuola alla caserma dei Carabinieri, dalla casa
Comunale alla chiesa che sembra di gran lunga la più bella costruzione. Tutto
fu progettato nel 1947 e nell’aprile di 1948, pochi giorni prima delle elezioni
politiche, uomini di promo piano della vita pubblica vi posero la prima pietra.
Il Villaggio non è ancora abitato e le casette sparse nei poderi intristiscono
nella solitudine e nell’abbandono.
Altri
borghi rurali sono sorti nelle zone espropriate dall’Ente: Notargiacomo, San
Giovanni, e Taccone; i nomi di questi borghi sono legati a una tappa
fondamentale dello sviluppo economico e sociale del paese: rappresentano la
Riforma Agraria, la terra ai contadini, la prima comparsa della meccanizzazione
agricola e dei processi moderni di coltivazione dei campi.
tratto dal libro di
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