Irsina, 1 maggio 1958 |
Non per niente durante il periodo fascista si cercò, per
quanto fu possibile alle autorità del tempo e con tutto lo zelo di cui esse si
dimostrarono capaci, che non fu poco, di fare persino dimenticare quella
ricorrenza. Al primo maggio infatti, sono legati gli episodi più odiosi della
persecuzione fascista.
Era diventata usanza, per le squadre fasciste, irrompere nelle
case private durante festeggiamenti familiari, come nozze, battesimi,
trattenimenti, mascherate e portarvi lo scompiglio con il manganello e l'olio
di ricino. Queste squadre, ed alcuni elementi di punta in particolare,
pretendevano, per esempio di fare il primo giro di ballo con la sposa mentre la
nostra tradizione lo riserva come si è visto solo ed esclusivamente allo sposo
sia pure con la mediazione del compare di fede; e comunque anche nel seguito
dello sposalizio, mai, qualunque invitato può chiedere di ballare con la sposa.
E i fascisti non erano nemmeno invitati. Si ripeteva, su scala più vasta e sotto
l'usbergo della legge, l'episodio di Rocco Maccù,
tanto tragicamente chiusosi in corte d'assise. Ma ora non esistevano più
preture, tribunali, o qualsivoglia corte se non per condannare al carcere e al
confino i sovversivi.
Per prevenire quindi episodi consimili, negli anni successivi
al 1930 il costume irsinese aveva subito quella profonda involuzione che lo ha
chiuso in se stesso e lo ha reso sospettoso, in certi casi, anche dell'amico e
del compagno. Tutte le feste che non fossero strettamente necessarie o d'obbligo,
cessarono del tutto. Si spense specialmente l'usanza del ballo tra famiglie
amiche e tra amici in genere, tanto che ancora fino a qualche anno fa era difficile
organizzare un trattenimento danzante al di fuori degli schemi fissi degli
sposalizi. E comunque non era pensabile, per un giovanotto, invitare una
ragazza ad un ballo a meno che non la conoscesse tanto bene, e soprattutto non
conoscesse così bene i familiari, i genitori in particolare, da essere sicuro
di non ricevere un rifiuto.
Irsina, 1 maggio 1958 |
Per il primo maggio stesso negli anni dell'ultimo dopoguerra si
tentò più volte di organizzare un ballo popolare in luogo chiuso o all'aperto.
I risultati furono sempre tanto negativi da scoraggiare ogni insistenza.
Il momento centrale della manifestazione del primo maggio, è,
dopo la fiaccolata della sera precedente, la grande sfilata per le vie del
paese. Tutti aspettano con ansia questo momento per valutare la forza
complessiva del movimento dei lavoratori e trarne conforto o sconforto secondo
i punti di vista.
Per tentare di smorzare l'importanza della festa del Primo Maggio, nel 1955 papa Pio XII, in passato vicino al fascismo, istituì la festa religiosa di San Giuseppe Lavoratore nel tentativo di assorbire in festa religiosa la portata politica e di rivendicazione della festa dei Lavoratori. Ma il tentativo, benché riportato regolarmente sUi calendari, risultò vano.
Per tentare di smorzare l'importanza della festa del Primo Maggio, nel 1955 papa Pio XII, in passato vicino al fascismo, istituì la festa religiosa di San Giuseppe Lavoratore nel tentativo di assorbire in festa religiosa la portata politica e di rivendicazione della festa dei Lavoratori. Ma il tentativo, benché riportato regolarmente sUi calendari, risultò vano.
Proprio su questo terreno, a Irsina, tramontato ormai ogni tentativo di
impedire con la forza lo svolgimento del corteo si è cercato, negli anni di
Scelba e del grande ricatto dell'Ente Riforma, di contrastare l'influenza dei
partiti operai organizzando contromanifestazioni e suscitando incidenti a volte
gravi fino al sopruso delle autorità di pubblica sicurezza che pretendevano di
imporre la divisione dell'abitato in due zone, da riservare, rispettivamente la
parte vecchia alla Camera del Lavoro, la parte nuova alla C.I.S.L.
Il grave
stava nel fatto che poi non c'era alcuna festa nella parte nuova, e quindi
tutto si riduceva a confinare la manifestazione popolare nei quartieri del
paese vecchio, delimitati da piazza Garibaldi e l'arco di Sant’Eufemia. Ma
anche questa nuova manovra si è esaurita, in pochi anni, e la festa del lavoro
ha conquistato; ormai, tutta la popolazione, che accorre, felice e festante ad
ascoltare l'orchestrina e i cantanti che si esibiscono la sera, in piazza
Garibaldi.
Importante, comunque, è che negli ultimissimi anni (1965) non ci sono
state più nemmeno le tradizionali denunce per questua abusiva, che era il modo
abituale, per le autorità di pubblica sicurezza, di partecipare alla festa del
lavoro.
Tratto dal libro di
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