Montepeloso
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martedì 8 maggio 2018

Montepeloso - convento di Santa Chiara



Montepeloso - 1930 circa. 

La cartolina ritrae Largo Garibaldi nel giorno della fiera del 12 settembre. Si distinguono chiaramente le ceste in vendita, le tende di alcune “bancarelle” (stand?) e tappeti al suolo per le merci. 

Sulla sinistra è evidente il palazzo del Convento di santa Chiara che ospitava le suore di clausura; sembra di scorgere proprio una delle sorelle che pare sciorinare dal balcone un lenzuolo e accanto all'ingresso si intravede una figura, forse altra suora, che tiene per mano un bambino. 
Le Clarisse tenevano nei pressi dell'ingresso la cosiddetta "ruota degli esposti".   

Era una bussola girevole in legno nella quale si potevano depositare i neonati non voluti. I bambini venivano abbandonati in questo vano girevole in legno che ruotando portava all'interno il bambino. 

La struttura in legno chiamata appunto "ruota" assicurava l'anonimato di chi deponeva in quel luogo i figli di gravidanze non volute; una cordicella accanto alla bussola azionava una campanella situata all'interno che avvertiva le suore dell'avvenuto deposito dell'infante che veniva poi allevato dalle suore e ben presto dato in affido come servitore presso benestanti. 

L’usanza di abbandonare i neonati nella ruota era socialmente accettata e diffusa in tutta Europa a causa della estrema miseria delle famiglie popolari che non potevano permettersi di sfamare un maggior numero di figli. 
Napoli e Milano facevano registrare i più numerosi casi di abbandono; nella sola Milano, per esempio, a metà dell’800 si arrivò a registrare oltre 4.000 abbandoni all’anno.

Le “ruote”, diffusissime in quasi tutti i centri abitati, erano molto spesso collocate nei conventi di santa Chiara, come a Montepeloso, a Taranto, a Monopoli.
La ruota pare fosse stata istituita nel medioevo da Papa Innocenzo terzo, turbato dalla frequenza di ritrovamenti di neonati annegati nel Tevere, quale strumento alternativo alla soppressione immediata dei neonati che le famiglie non potevano allevare; lo strumento trovò quindi diffusione in tutti i paesi europei per lo più presso ospedali o conventi proprio quale argine umanitario all’infanticidio, fenomeno che nelle epoche di maggior miseria diveniva dilagante. La mia bisnonna raccontava che alla fine ‘800, durante dei lavori in una casa irsinese, sotto la lastra del camino erano stati trovati i resti di un corpicino là sepolto in un’epoca non precisabile.

La “ruota degli esposti” fu abolita definitivamente nel 1923, ma non sono riuscito ad appurare se quella di Irsina abbia invece continuato a funzionare anche dopo quella data.

Le suore abbandonarono quel fabbricato che rimase vuoto; col tempo le celle delle suore vennero occupate da famiglie poverissime senza casa e l'intera struttura, ormai fatiscente, finì per diventare una sorta di ghetto. 
Nel 1934 si decise di abbattere definitivamente quella costruzione e al suo posto venne eretto l'edificio scolastico che, inaugurato nel 1937, ospita ancora oggi le scuole elementari.


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