Piazza
Castello,
la più grande del paese vecchio, si allunga in forma quasi rettangolare, di cui
il palazzo Ducale dei Nugent, e l’edificio scolastico prospiciente, sorto al
posto del convento di Santa Chiara, rappresentano i lati più lunghi. Ad est c’è, meglio c’era, tagliata dal
resto della piazza dalla lunga strada che è l’asse del paese, la cappella, una chiesetta che finì di morte
naturale poco dopo l’inizio del novecento; al suo posto è rimasto una specie di
belvedere che guarda il monte Irsi e la fertile valle del Basentello a un lato
del quale si trovano un vespasiano e un
sotterraneo albergo diurno. Quivi è anche il
monumento ai caduti irsinesi nella guerra 1915-18, rappresentante, su di un
piedistallo, un fante bronzeo nell’atto di muovere all’assalto, con la mano
destra tesa ad indicare il nemico. Su due facciate del piedistallo, quelle
rivolte a sud e a nord, sono incisi i nomi dei novantacinque Irsinesi morti in
e per quella grande guerra. Sulla
facciata a est lo stemma di Irsina; a ovest la scritta:
1915 - 1918
Irsina
ai suoi figli gloriosi
caduti per la patria.
All’opposto vi è l’accesso alla piazza XX Settembre,
evidentemente messa vicino al successivo largo Cattedrale dallo spirito
anticlericale del tempo dell’unità d’Italia. Quest’ultima è ricordata anche dal
largo Plebiscito
dove, nell’ex convento
di San Francesco, sono ospitati la caserma dei carabinieri e la pretura, e dove, fino a pochi anni fa,
vi era anche il Municipio. Questo,
ora, ha un proprio edificio nel corso Canio Musacchio. Il carcere mandamentale,
invece, è sulla via Roma, ex via Popolo, ex via Piazza che congiunge largo
Garibaldi al largo Plebiscito.
Due sono i quartieri più popolosi ed insieme più
malandati del paese, naturalmente nella parte vecchia dell’abitato. Adiacente
al largo Plebiscito vi è il casale (via Casale e I e II vico Casale); ad
occidente il rione dei Greci, il quale, per le vie Metaponto e San Filippo, si
affaccia sul Muro del Vallone. Questi Muri, resti dell’antica
Montepeloso, costituiscono altri due e più lunghi belvedere: l’uno ad ovest
dell’abitato che guarda la valle del Bradano e vede allungarsi, serpeggiante in
discesa, la statale per Tolve e Potenza, sullo sfondo dei monti Pazzano e,
molto più indietro e lontano, Vulture; l’altro, a sud del paese, che guarda anch’esso
il Bradano, che scorre ai piedi del monte Calderaso, dove si incrocia con la
strada provinciale per Grassano, sullo sfondo del bosco Verrutoli.
^All’interno
dell’abitato vecchio ci sono diversi larghi.
Il largo del S.S.
Salvatore:
qui
aveva sede l’antica Università di
Montepeloso e, al tempo della rivoluzione partenopea e della repubblica, si
tenevano le assemblee cittadine come descritto da Michele Janora nella sua
opera “Dai moti del 1799 alla ritrattazione dei Carbonari - saggio di cronaca
montepelosina” edito a Potenza nel 1905 da Garramone e Marchesiello.
Il largo di San Basile:
qui,
all’imbocco della via Sant’Elia, per il crollo di antiche vecchie case, poco
prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, furono rinvenuti dei resti
umani che si dissero appartenere a briganti fucilati e seppelliti sul posto,
appena qualche centimetro sotto il selciato, al tempo della repressione guidata
dal generale Cialdini.
Il largo San Vito:
qui
si trova la casa nella quale sarebbe stata nascosta la reliquia di Sant’ Eufemia all’epoca del suo trafugamento.
E
poi largo Sant’Angelo,
San Rocco e, sempre più all’interno, San Martino, San Nicola, Cortile della
Madonna, Sant’Andrea ed altri.
Nella
parte nuova dell’abitato, la piazza Andrea Costa, con la villetta, dà una nota
di gentilezza al paese, del quale è un altro punto importante. Su questo
spiazzo. nell’anno di grazia 1.011 sarebbe avvenuto, secondo alcuni storici,
uno scontro tra insorti montepelosani, uniti ai Saraceni, e Bizantini, che
furono sconfitti.
Ad
un angolo di questa piazza nel punto dove termina il Corso Matteotti, sorge la
chiesa di Sant’Agostino, già sede del convento degli Agostiniani. Di fronte
sorge il palazzo Morena e, da banda opposta a questo, nella piazza Andrea
Costa, la ex casa del fascio, in tempi più recenti sede della Sezione Speciale
dell’Ente Riforma. Gli anziani ricordano i tempi delle prime tornate elettorali
del Regno d’Italia quando al ricco borghese che volesse assicurarsi la
maggioranza dei voti, bastava porre su questo larghiro un paio di botti
di vino a disposizione degli elettori.
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Michelino Dilillo
IRSINA
credenze, usanze, tradizioni montepelosane