Dal Registro
delle deliberazioni dell’Archivio comunale si può consultare la Deliberazione
del Consiglio comunale di Montepeloso n. 4 del 6 febbraio 1895, approvata da 16 consiglieri, con un solo voto
contrario che cambiava il nome alla città.
Gli
argomenti portati a sostegno della richiesta di cambiamento, al di là delle
dotte considerazioni di cui si volle fare sfoggio e tutte ampiamente confutate
in sede storica, sono riconducibili e si riducono in sostanza ad un eccesso,
diciamo così, di sensibilità degli amministratori dell’epoca, i quali
ammettevano: «Quando non
abbiamo potuto fare a meno di confessare il nome del nostro paese, il risum tenetis di Orazio si è avverato ed abbiamo
suscitato la ilarità».
Fu una
grande prova di serietà e di amor patrio della classe dirigente dell’epoca. Non
c’è che dire. Nella relazione introduttiva al dibattito, infatti, spicca la
perorazione: «Esorto
adunque i miei concittadini a voler imporre alla nostra Patria un altro nome
che fosse (sic) più garbato, più armonico, e che
principalmente non evocasse (sic) Montagne né Peli»
Ma non
sembra che la popolazione montepelosana abbia mai condiviso l’opinione che quel
nome potesse apparire ridicolo, visto che tuttora continua orgogliosamente ad
usarlo.
Un decreto
reale del 28 marzo 1895 accontentò gli amministratori comunali di Montepeloso …
pardon … di Irsina, i quali, con deliberazione del 1° maggio dello stesso anno,
ripristinarono il vecchio stemma di Montepeloso, «Consistente
in tre monticelli con cinque spighe, delle quali tre poste sul monticello di
mezzo ed una per ciascuno dei monticelli laterali. Le spighe comunemente si intende che vogliano dinotare
dovizia di terre sative; ma una interpretazione forse più giusta vuole che
queste spighe siano un ricordo della spiga che fu impronta della moneta di
Eraclea e Metaponto e che furono elevate nello stemma della città per
commemorare la sua greca origine. Infatti simili spighe si osservano negli
stemmi delle città della Basilicata le quali pretendono ugualmente aver avuto
origine greca, come sono Bernalda, Pisticci, Craco, Montescaglioso, Brindisi,
ecc.”
Tratto dal libro di
Michelino Dilillo
IRSINA
credenze, usanze, tradizioni montepelosane
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