Le campane delle chiese di Irsina avevano
un particolare rilievo nella vita della chiesa e della città.
La Cattedrale ha la campana grande
che suona a gloria in occasione di feste e di cerimonie solenni, a mortone
per funerali e per riti funebri in genere; quella di Sant’Eufemia, la
campanella che serve nella normalità per chiamare i fedeli a messa o ad altre
ordinarie funzioni religiose.
La campana di San Francesco, nella
chiesa omonima, dove si venera anche Sant’Antonio da Padova, suonava, su
richiesta dei fedeli, a pagamento, in occasione di nascite, grazie ricevute,
lieti eventi in genere. Il suo rintocco, in questi casi, è breve, ripetuto,
sonorissimo. È detto i’ ntinn’a Sant’Antonj.
Qualche volta, capitava anche, sono
stati fatti suonare i’ ntinn’, i rintocchi, per festeggiare come grazia ricevuta la
morte di un nemico molto odiato.
Chi suonava i’ ntinn’, fino a non
molti anni fa, era una donna che fungeva da sacrestana, soprannominata Mezzanotte.
Ella non era tenuta a chiedere per quali motivi si facessero suonare i’
ntinn’ a Sant’Antonj, né era tenuto a dare spiegazioni di sorta il
postulante. Anche le campane di Sant’Eufemia che producono per l’occasione, un
suono argentino e tintinnante, sono messe in funzione all’avvicinarsi di
temporali, ché esse avrebbero il potere, sempre a detta dei fedeli di fermare
il nembo che si avvicina e di stornarlo dall’abitato e dal territorio di Montepeloso.
tratto dal libro di
Michelino Dilillo
IRSINA
credenze, usanze, tradizioni
montepelosane
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