Sindaco era Nicola Altieri.
Dopo la proclamazione della Repubblica
Partenopea il 23 gennaio 1799, Montepeloso fu uno dei primi luoghi democratici
sorti in Basilicata.
Già nel febbraio 1799, infatti, in Largo SS Salvatore fu
innalzato l’albero della libertà.
A capo del movimento democratico vi erano
Giacomo d’Amati e altri, mentre incoraggiamento al popolo insorto veniva anche dal vescovo Michele Arcangelo Lupoli che, già impegnato a combattere la corruzione del clero locale, riconosceva nelle idee di libertà e uguaglianza fra gli uomini lo spirito più autentico del verbo evangelico di Cristo.
Intorno all'albero della
libertà si riuniva l’assemblea di tutto il popolo, alla presenza della più
bella fanciulla del paese che fu chiamata a rappresentare la statua della libertà.
Davanti all'albero della libertà si
celebravano anche i matrimoni.
In quell'occasione un municipalista profferiva
la formula:
Albero mio fiorito
Tu sei la sposa e tu il marito.
Gli atti pubblici recavano l’intestazione
LIBERTÀ’ e UGUAGLIANZA
E si chiudevano con le parole:
SALUTE E FRATELLANZA.
Intanto il cardinale Fabrizio Ruffo a
partire dalla Calabria aveva reclutato migliaia di uomini pronti a tutto ed era
partito per assalire le città che avevano proclamato la Repubblica, batterne la
resistenza e restaurare il potere borbonico sul regno di Napoli. Michele Janora definisce quella truppa: "una feroce accozzaglia di montanari, birri e galeotti."
Il cardinale Ruffo aveva battezzato questa compagine di sanguinari
“Esercito della santa fede in nostro signore Gesù Cristo”,
noto nella più nota abbreviazione di esercito
sanfedista nel quale aveva arruolato pericolosi criminali come ad esempio il bandito calabrese Nicola Gualtieri detto Panedigrano
che fu fatto uscire dal carcere di Messina dove scontava l’ergastolo per diversi efferati omicidi a scopo di rapina a messo
a capo di tutti gli altri detenuti liberati appositamente assieme a lui a costituire
una piccola legione di circa 1000 assassini di professione, armati e assetati
di bottino.Il cardinale Ruffo aveva battezzato questa compagine di sanguinari
“Esercito della santa fede in nostro signore Gesù Cristo”,
Avuta notizia dell’avvicinarsi del
cardinale Ruffo con le sue orde di briganti, Montepeloso inviò 61 uomini armati ad Altamura per partecipare alla difesa di quella città che come Montepeloso aveva aderito alla Repubblica.
Ma dopo il saccheggio del centro pugliese,
durante il quale fu fatto scempio anche dei difensori montepelosani, la nostra città
fece atto di sottomissione. Ruffo ricevette in Altamura una delegazione di Montepelosani che, in cambio di forti somme di denaro, cavalli, bestiame e provviste alimentari, ottennero che la città non fosse saccheggiata dalle sue truppe.
Giacomo d’Amati a cui furono confiscati i beni, si riallineò ben presto alla fedeltà borbonica mentre il vescovo Lupoli vide saccheggiata la sua dimora e subì lunghe persecuzioni a opera dello stesso Giacomo d'Amati che giunse a porre una taglia sulla sua testa tanto che egli sfuggì miracolosamente a tre tentativi di omicidio e a opera del Giudice Licchelli, corrotto e venale, che acquisite false testimonianze lo fece addirittura incarcerare.
Tanto malanimo proveniva da parte del clero montepelosano che, dedito a "scandali" di vario genere, era stato più volte redarguito dal Lupoli il quale scrisse anche al Re per denunciare, fra le altre nefandezze dei preti locali, la estorsione di forti somme al popolo, la malversazione, il disinteresse per la cura delle anime e l'uso dei confessionali per innominabili convegni carnali.
Tanto malanimo proveniva da parte del clero montepelosano che, dedito a "scandali" di vario genere, era stato più volte redarguito dal Lupoli il quale scrisse anche al Re per denunciare, fra le altre nefandezze dei preti locali, la estorsione di forti somme al popolo, la malversazione, il disinteresse per la cura delle anime e l'uso dei confessionali per innominabili convegni carnali.
Fonti:
- Francesco Leoni, Storia della controrivoluzione in Italia (1789-1859), Napoli, Guida, 1975.
- Michele Janora - Saggio di cronaca montepelosina - Potenza 1905
- Michelino Dilillo - Il nostro paese fra cronaca e storia - Matino, 1967
Ciao Costantino, ti faccio notare che c'è una correzione da apportare nello scritto. Il nome del Cardinale Ruffo era Fabrizio e non Maurizio.
RispondiEliminaops ... grazie
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